Il mondo delle certificazioni alimentari è in grande fermento, soprattutto a livello internazionale, venendo sempre più considerate come elemento imprescindibile di garanzia e fiducia del mercato, oltre che requisiti strutturato e dinamico per i sistemi organizzativi delle aziende appartenenti a qualsiasi filiera agroalimentare. E vengono perseguite sempre più da imprese che intendono soprattutto rivolgersi ai mercati internazionali.
In questi anni le esigenze dei consumatori hanno guidato questa evoluzione, puntando a richiedere la disponibilità di alimenti con caratteristiche organolettiche, nutrizionali e di sicurezza garantite:
- Richiesta di alimenti “SICURI” (in termini di igiene, ingredienti, lavorazioni)
- Forte propensione per alimenti tipici e tradizionali di provenienza accertata e tracciabile (soprattutto nelle politiche di territorialità locale e zero chilometri)
- Desiderio di poter rivestire un ruolo di decisori nella selezione attraverso informazioni accurate e complete sulle etichette
- Domanda per alimenti collegati a qualità del servizio (packaging, …)
Basti poi pensare che quasi due terzi degli Italiani associano il concetto di qualità a quello di genuinità (secondo il dizionario Zingarelli, genuino significa autentico, veridico, senza alterazioni) e quasi la metà anche al concetto di sicurezza d’uso.
Le certificazioni alimentari costituiscono una risposta coerente a tali esigenze.
A tal proposito esistono schemi certificativi internazionali di diversa natura, origine e tipologia e, volendo limitarci solo a certificazioni di sistema, possiamo evidenziare:
- certificazioni utili per “fornire” (BRC, IFS, Globalgap, Gost, Kosher, Halal, …); così denominate perché tali schemi sono spesso richiesti da clienti a loro fornitori
- certificazioni utili per “rintracciare e richiamare” (ISO 22005)
- certificazioni utili per “gestire” (ISO 9001, ISO 22000, FSSC 22000), perché contengono requisiti di governance più generali su qualità e sicurezza alimentare
Realizzare un sistema organizzato da sottoporre poi a certificazione diventa quindi una leva imprescindibile per migliorare i livelli di competitività sul mercato, per
- superare l’autoreferenzialità
- sposare un sistema di valutazione oggettivo competente
- offrire la garanzia di conformità legislativa
- mettere in piedi un sistema di miglioramento continuo
- perseguire il miglioramento dell’immagine verso l’esterno
Le imprese italiane oggi sono chiamate necessariamente a dotarsi di strumenti gestionali efficaci ed competitivi, per confrontarsi almeno alla pari con le omologhe estere e poi cercare di superarle grazie alla tipicità del Made in Italy alimentare.
Ciò che viene chiesto, oggi, per intervenire ed essere protagonisti sui mercati internazionali è quello di fare una attenta analisi di contesto commerciale e riuscire a comprendere quali sono i requisiti di base e premianti per un paese preso a riferimento: quali forme legislative obbligatorie ma anche quali certificazioni volontarie richieste, sia intermini di sistema di gestione che di processo/ prodotto, che di tracciabilità.
Fare a meno di questo tipo di processo di conoscenza significa perdere le sfide più importanti.